Kubrick, il regista-filosofo del mondo del cinema.

Chi non conosce o non ha neanche sentito parlare di Kubrik e di “2001, Odissea nello spazio”, “Arancia Meccanica”, “Shining”, “Eyes Wide Shut”? Forse, quello che veramente non sappiamo, è ciò che sta dietro a questi film, a volte troppo violenti, enigmatici o noiosi. Kubrick non è un regista immediato. Alla base di tutte le sue opere c’è il tentativo di mettere in scena la crisi della ragione. Da questo grande tema si sviluppano vari motivi ricorrenti come quello del doppio, del manichino, della maschera e, persino, della danza. Già dal primo lungometraggio del regista, “Il bacio dell’assassino”, viene dato, infatti, particolare rilievo al movimento con l’uso della camera a mano e con alcune lunghe immagini che ritraggono una ballerina sul palcoscenico (interpretata, fra l’altro, dalla seconda moglie di Kubrick, Ruth Sobokta). Strategici i movimenti sinuosi della camera a mano in “Shining”. Le coreografie che le immagini seguono lungo i corridoi dell’Overlook Hotel in cui è ambientata l’azione, cercano di rendere visibile il male che dilaga tra i muri dell’edificio.

In “Lolita”, la madre della giovane provocatrice cerca di sedurre Humbert, il protagonista maschile, proprio attraverso il ballo. La stessa situazione si presenta in “Eyes Wide Shut”, ultimo e conclusivo film del regista. La seduzione appare anche nelle movenze eleganti delle navicelle spaziali sulle note di Strauss nella famosa scena iniziale di “2001, Odissea nello spazio”.

La crisi della ragione, l’istinto, il movimento ha, in sé, anche qualcosa di violento. Questo si vede bene nella coreografia della festa orgiastica del già citato, “Eyes Wide Shut” o nella battaglia finale di “Spartacus”, dove l’esercito si dispone in campo come ballerini su un palcoscenico.

Il film che più rappresenta il tema della danza, è “Arancia Meccanica”. Tutte le sequenze violente, infatti, sono raffigurate come balletti, con musiche gioiose e luci da palcoscenico. A volte, sembra più di assistere a un musical che agli atti crudeli di Alex, il teppista protagonista della vicenda, e i suoi compagni.

Ma perché il regista, parlando della crisi della ragione, si riferisce anche alla danza? Il movimento che si vuole evidenziare, è un qualcosa di travolgente, sensuale ma aggressivo allo stesso tempo. E’ qualcosa che ricorda le feste baccanali in cui le sacerdotesse si agitavano come indemoniate in onore del loro dio e Kubrick cerca di cogliere proprio questo momento, l’attimo in cui l’istinto prende possesso del corpo umano e lo fa muovere, agitare, ondeggiare senza alcun senso razionale. La danza è quindi vista come una delle manifestazioni che ci permette di percepire la crisi della ragione umana che il Kubrick vedeva nella società contemporanea. Dopo tutto, leggendo o vedendo certe notizie sui quotidiani o alla televisione, viene proprio da chiedersi se gli uomini non siano impazziti davvero.

di Carlotta Mariani

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