Pio Turroni, l’anarchico che avrebbe voluto uccidere Mussolini

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Quando il 6 gennaio 1920 l’anarchico campano Errico Malatesta, tra i massimi teorici del pensiero libertario, parla al Teatro Comunale di Cesena, ad ascoltarlo, rapito dalle sue argomentazioni e dal suo carisma, c’è un ragazzo di 13 anni, entusiasmato dal fuoco e dalla passione dell’oratore.

di Carlo Rotondo

Pio Turroni, classe 1906, ultimo di 12 figli, nato in una famiglia con ideali socialisti e repubblicani. Cresce in Romagna, culla dell’anarchismo fin dai tempi del giovane Giovanni Pascoli che aderì alle idee libertarie, seguendo le orme di Andrea Costa, e terra di ribelli fin da quando Giuseppe Garibaldi, in fuga dagli austriaci che gli danno la caccia dopo la caduta della Repubblica romana, trova rifugio e protezione tra i patrioti delle valli di Comacchio.

Il contesto sociale degli anni post-bellici è incandescente. Le lotte contadine e operaie culminano con l’occupazione delle fabbriche del settembre 1921 e nei due anni seguenti imperversano le rappresaglie scatenate delle squadre fasciste.

Nell’ottobre del 1923, Pio, insieme a due fratelli è costretto all’esilio volontario; emigra in Belgio, si mantiene col suo mestiere di muratore, ma è di continuo impegnato clandestinamente nell’attività di propaganda. È inarrestabile; modi bruschi e sbrigativi, ma una grande attitudine organizzativa e un forte pragmatismo contraddistinguono fin da subito il suo carattere.

Scrive volantini, articoli sulla stampa libertaria, organizza incontri e convegni di discussione; entra in contatto con i circoli anarchici internazionali e si trasferisce a Parigi. Conosce tutti ed è tra i più attivi; stringe amicizia con Nestor Machno, l’eroe ucraino che in contrasto coi soviet russi si sarebbe poi trovato a combattere su due fronti: contro i tedeschi che hanno invaso il suo Paese, tradito dallo scellerato patto Molotov-Ribbentrop e contro i sovietici che vogliono assoggettarli alle regole del partito unico.

Nell’estate del 1936 Pio Turroni corre in Spagna come volontario; dall’Unione Sovietica arriva l’ordine al partito comunista spagnolo di procedere a tappe forzate alla militarizzazione delle milizia; è la miccia che scatena

lo scontro fratricida tra la disciplina di partito imposta dagli stalinisti e l’autonoma presa di coscienza degli anarchici che non sono disposti a farsi comandare e credono che gli uomini possano consapevolmente e liberamente comprendere da che parte schierarsi e che cosa sia giusto fare.

Nell’estate del 1938, insieme a Domenico Ludovici, Pio organizza un attentato a Benito Mussolini; reperisce le armi dai compagni spagnoli e studia un piano di fuga, via mare. Si potrà avvicinare più facilmente il dittatore perché sarà in vacanza al mare di Riccione con la famiglia; è l’occasione che aspetta da una vita ed è pronto al sacrificio personale per il successo della missione. Finisce in nulla: le armi attese dalla Spagna non arrivano.

Nel 1939, la Retirada, l’esodo forzato di anarchici e comunisti dalla Spagna franchista. Anche in questo caso Pio si prodiga nell’assistenza ai profughi alla ricerca di alloggi e sostentamento.

Durante il periodo bellico Pio entra ed esce di continuo dalla prigionia e poi con tanti altri compagni solca l’Atlantico per cercare rifugio in Messico.

Alla fine della guerra rientra a Cesena e riprende il suo lavoro di muratore,
ma l’attività politica
continua se possibile più frenetica di prima, con cicli di conferenze in tutto il Paese
e con il rilancio delle pubblicazioni sulla stampa libertaria.

Nel frattempo, stringe i contatti con il gruppo degli anarchici milanesi fornendo loro assistenza e idee nell’attività sul territorio; conosce Giuseppe Pinelli che è un punto di riferimento e tra le altre cose gestisce l’archivio del circolo Ponte della Ghisolfa, al quale Pio donerà l’intera sua biblioteca, decine di casse con libri, giornali, opuscoli, volantini, manifesti.

Una vita di impegno e attivismo politico all’insegna dell’idea anarchica come scelta etica che terminerà il 17 aprile del 1982 a causa di un brutto male; un’esistenza piena di passione vissuta in prima linea e da protagonista in una stagione di eventi drammatici.

Di Pio Turroni ha scritto Lorenzo Pezzica
ne La rivoluzione comincia ora, edito da elèuthera

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