Tex Willer: 75 anni di fuoco e non sentirli

Fumetto e cinema, in evidenza • Visualizzazioni: 658

Sono davvero tanti coloro che, come chi vi scrive, hanno iniziato a leggere Tex da piccoli e ancora non hanno smesso.

di Valerio Marchi

Nel frattempo, il nostro Paese ha conosciuto trasformazioni epocali e gli amici lettori del ranger (ed ex fuorilegge) del Texas hanno preso ciascuno la propria strada.

Duro e dai modi spicci, Tex è però buono e leale. È uomo di legge, ma non è mai servo della legge ingiusta. Non ha paura di niente e di nessuno, neppure dei potenti della terra o delle forze malvagie, diaboliche, soprannaturali (gli avversari, infatti, possono essere anche mummie, zombie, diableros, maghi, streghe, sette segrete…). Rispetta autorità e uomini in divisa, ma non tollera militari, sceriffi, affaristi o politici corrotti, e mette subito le carte in tavola: «Per vostra norma e regola, il sottoscritto non dipende che da se stesso».

Tex è un’idea semplice ma geniale, con potenzialità enormi (all’inizio imprevedibili), che ha tenuto anche quando l’universo degli indiani e dei cowboys ha perso buona parte della sua popolarità. E Tex costituisce tuttora la testata di punta della Sergio Bonelli Editore, diretta da Davide Bonelli e Simone Airoldi.

Si è affermato come il personaggio più popolare del fumetto italiano (ma il successo non è mancato anche all’estero) e uno dei più longevi: un fenomeno di costume che sa offrire ai suoi lettori tanto i riuscitissimi personaggi scaturiti dalla fervida immaginazione di ideatori, sceneggiatori e disegnatori, quanto altri storicamente esisti (Geronimo, Ulysses Grant, Buffalo Bill, Annie Oakley, Calamity Jane, Butch Cassidy, il generale Custer, i Dalton…), opportunamente adattati.

Tex nacque – ovviamente già adulto – alla fine del settembre 1948: in un’Italia martoriata dalla guerra, ma decisa a ricominciare, fu accolto dai lettori a braccia aperte. Insomma, 75 anni e non dimostrarli, neanche lontanamente.

Il fumetto prese forma dall’estro di Gianluigi Bonelli e dal pennello di Aurelio Galleppini: dapprima affiancato e poi sostituito, quest’ultimo, da altri artisti (ne citiamo pochissimi: Fabio Civitelli, Maurizio Dotti, Fernando Fusco, Guglielmo Letteri, Erio Nicolò, Corrado Mastantuono, Pasquale Ruju, Giovanni Ticci, Claudio Villa…).

Tex aggrega in modo convincente i temi western più consolidati con elementi e atmosfere originali: dall’horror alla magia nera, dal fantastico al soprannaturale, dall’esotismo alla detective story, senza farsi mancare un po’ di fantascienza. E lo fa con trame intriganti e ben congegnate, ma senza arzigogoli, perché alla fine tutto si può risolvere con l’aiuto di pugni, una Colt, un Winchester e, se proprio occorre, qualche candelotto di dinamite.

Tex è sempre affiancato dai suoi inseparabili pards (Kit Carson “Capelli d’Argento” – oppure «vecchio satanasso», «vecchio gufo» o «vecchio brontolone», come lo chiama affettuosamente Tex – il figlio Kit “Piccolo Falco”, il prode navajo Tiger Jack).

Non gli si parli di guerra, però! Ricordando il coinvolgimento, suo malgrado, in «quel fiammeggiante inferno che fu la guerra di secessione» (parole sue), non esita a chiedere: «Che motivo c’è di scannarci a vicenda?»; e poi esclama: «Sia maledetta la guerra!».

A proposito di donne, ne ha avuta una sola, che ha amato incondizionatamente, al punto di continuare ad esserle fedele anche dopo essere rimasto vedovo. Non solo, ma quell’unica donna era una navajo, e dei navajo lui è diventato il capo con il nome di Aquila della Notte.

Nel numero di settembre 2023 (il 755), intitolato La cavalcata del destino (realizzato con soggetto di Graziano Frediani e Mauro Boselli, sceneggiatura di Mauro Boselli, disegni e copertina di Claudio Villa, colorazione di Matteo Vattani e lettering di Luca Corda), il ricordo di Lilyth riemerge in una storia sorprendente anche per chi cavalca con Tex da decenni, fermandosi solo di tanto in tanto per gustare «una pinta di birra, una bistecca alta tre dita e una tonnellata di patatine».

Valerio Marchi

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