Nestor Machno: l’anarchico che diede un volto all’Ucraina

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di Carlo Rotondo

Nella notte tra il 27 e il 28 luglio di quest’anno sui muri della città di Pordenone sono comparse alcune scritte in ricordo di Nestor Machno che invitavano a studiare la figura e le gesta dell’anarchico ucraino.

In quei giorni, la guerra scatenata dall’aggressione russa si concentra intorno all’oblast’ di Donetsk, bombardato dai missili russi; il presidente Volodymyr Zelensky rifiuta qualsiasi negoziato di pace e dichiara: «non ci arrenderemo, il nostro è uno Stato indipendente, libero e indivisibile». L’unico accordo raggiunto è frutto della mediazione turca che prevede la partenza dal porto di Odessa del primo carico di grano sulla nave Razoni, diretta verso le coste libanesi.

Non c’è spazio per altri tentativi negoziali perché sono i giorni dell’orgoglio ucraino, dal 28 luglio di quest’anno, per la prima volta, si celebra la festa della statualità dell’Ucraina, istituita a Kiev, “la città madre di tutte le città della Russia”, nel giorno del Battesimo dello stato di Kiev, fondato nell’882 d.C. dalle tribù Rus’ norrene, provenienti dal territorio dell’attuale Svezia.

Come se non bastasse, il 24 agosto si commemora l’indipendenza dall’URSS del 1991 e per l’occasione è prevista la visita dell’Arcivescovo di Costantinopoli, Bartolomeo I che nel 2018 ha riconosciuto l’autocefalia ecclesiastica della chiesa ucraina, vale a dire l’indipendenza nel governo religioso del Paese.

L’Unione Sovietica prima, e la Russia poi, hanno sempre considerato Kiev componente fondativa della propria storia, intento che ne tradisce l’anima autenticamente europea, e lo strappo successivo alla dissoluzione dell’Unione Sovietica ha riaperto una ferita vecchia di cent’anni che fatica a rimarginarsi e sempre a causa delle aggressioni da parte di Mosca, non rassegnata all’idea di perderla, e per questo indotta ripetutamente a punirla per domarne le bizze: nel 1921, il difficile periodo post rivoluzionario; nel 1933 con i massacri di Stalin durante la grande carestia; in tutta la fase della dittatura sovietica e a partire dal 2014, fino ai giorni nostri, nella guerra scatenata da Putin.

Per l’autore di quelle scritte questi riferimenti sono ben noti, rivendicano il diritto alla dignità e alla sovranità ucraina nei confronti di Mosca e indicano l’esempio di Machno per riaffermare questa volontà.

Nestor Machno era originario di Huljajpole, a metà strada tra Zaporižžja e Mariupol’, guarda caso il cuore del teatro della guerra attuale; diventa orfano di padre già a un anno di vita e insieme ad altri quattro fratelli è accudito dalla madre, priva di qualsiasi fonte di sostentamento. Alla maggiore età vive in prima persona le rivolte di inizio secolo e ne paga a più riprese le conseguenze, trascorrendo frequenti periodi in carcere; nel febbraio del 1917 a seguito della caduta del regime zarista torna nuovamente in libertà; si sente ispirato come tanti altri dal pensiero di Pёtr Alekseevic Kropotkin, il filosofo e scienziato naturalista, che riteneva possibile la creazione di una società anarchica fondata sulla natura cooperativa e comunitaria dell’essere umano.

A marzo del 1918, l’URSS firma la pace di Brest-Litovsk e di fatto apre le porte dell’Ucraina alle razzie e ai massacri dell’esercito tedesco e austroungarico.

Ad aprile, Machno si reca a Mosca per un colloquio con Lenin al quale espone il suo convincimento che il successo della rivoluzione è l’alleanza tra la campagna e la città, tra i contadini e il proletariato urbano che attraverso la partecipazione ai soviet governino in piena autonomia il territorio sotto la propria giurisdizione; all’idea anarchica dell’autogestione Lenin invece, contrappone la guida centralizzata dell’intero Paese da parte del partito, unica fonte di tutte le direttive.

Nestor Machno

Le idee di Machno in chiave anarco-comunista sull’esito della rivoluzione dopo la presa del potere saranno le stesse rivendicate parallelamente, dai marinai nella rivolta di Kronstadt, repressa nel sangue dall’Armata Rossa guidata da Lev Trockij.

Anche i tentativi indipendentisti ucraini sono frustrati dall’azione del governo centrale che ne impedisce qualsiasi sviluppo. Intanto, l’armata bianca controrivoluzionaria si organizza e passa all’offensiva; Machno mette da parte le oramai insanabili divisioni con il Partito Bolscevico e organizza gruppi di resistenza, autonomi nelle strategie e nella conduzione degli attacchi, a difesa del territorio ucraino.

Tra complotti, lotte fratricide e difesa dalla restaurazione zarista, Alexander Shubin racconta con passione e rigore storico il periodo che seguì la Rivoluzione d’Ottobre, ci riconduce alle ragioni di quelle scritte sui muri e ai motivi che rendono Machno un eroe nazionale e il vessillo della Resistenza ucraina.

Alexander V. Shubin, Nestor Machno. Bandiera nera sull’Ucraina, Eleuthera, 2022

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