Era il 27 gennaio del 1922 quando, a New York, arrivava al capolinea il romanzesco viaggio terreno di Nellie Bly, al secolo Elizabeth Jane Cochran, nata in Pennsylvania nel 1864. Protagonista d’eccellenza del giornalismo d’inchiesta, iniziò la sua carriera quasi dal nulla dopo la prematura morte dell’amatissimo padre e il divorzio della madre dal secondo marito – un uomo geloso, alcolista e violento –, riuscendo a farsi largo in un mondo concepito tutto al maschile.
di Valerio Marchi
«Non ho mai scritto una parola che non provenisse dal mio cuore, e mai lo farò»
disse, intraprendendo fin da giovanissima le inchieste più ardite, occupandosi delle insopportabili condizioni dei lavoratori e dei loro drammatici scioperi, delle discriminazioni di genere, della sorte dei bambini non desiderati, della vita negli istituti di carità, delle campagne a favore di orfani e vedove, e avanti di questo passo. Esortava così il pubblico quando raccontava le vicende più dolorose e scabrose:
«Seguimi, lettore, guarda insieme a me… Resta sgomento, ma non restare indifferente!»
Alcune sue avventure sono davvero memorabili
Nel 1886, quella in Messico, per scoprire le malefatte del presidente Porfirio Diaz: l’avventura durò sei mesi, durante i quali Nellie visse una quantità di esperienze, anche commoventi e drammatiche, riversate dapprima in una serie di articoli per il “Dispatch” e poi in un libro intitolato Six months in Mexico.
Fu letteralmente pazzesca, poi, nel 1887 a New York, la sua infiltrazione nel manicomio femminile dell’isola di Blackwell, teatro di infiniti orrori, verificando di persona corruzioni, abusi, torture fisiche e psicologiche, omicidi, sporcizia, pranzi scarsissimi e immangiabili, dannose somministrazioni di farmaci: una «trappola per topi umani – scrisse – nella quale «è facile entrare ma, una volta lì, è impossibile uscire». Vi entrò e vi rimase dieci giorni fingendosi pazza. L’esperienza fu divulgata da una serie di articoli poi confluiti nel libro Ten Days in a Madhouse.
Ma non vanno dimenticate alcune eccezionali interviste (in particolare a donne esponenti dell’anarchismo e del femminismo) e le sue capacità imprenditoriali. Durante la Prima guerra mondiale fu inviata in Europa: ci restano esemplari corrispondenze dal fronte russo e serbo, nelle quali smontava la retorica nazionalista degli inviati maschi. Ancor più celebre il giro del mondo in 72 giorni, nel 1889.
L’ispirazione sorse dal best seller di Jules Verne Le Tour du monde en quatre-vingts jours, pubblicato nel 1873 ma ambientato nel 1872, ovvero 150 anni fa e 50 anni prima della morte di Nellie, la quale “sfidò” idealmente il protagonista del romanzo Phileas Fogg scommettendo di farcela in non più di 75 giorni. Ci riuscì in soli 72 giorni (e lei il viaggio, a differenza di Phileas Fogg, lei lo fece davvero!): da sola, senza aiuti, fra mille peripezie, portando con sé il minimo vitale in una valigetta. Nella fase iniziale del viaggio, puntualmente descritto ai lettori, Nellie deviò dal tragitto stabilito per andare a far visita Jules Verne in Francia, ad Amiens. L’incontro fu emozionante e caloroso. Prima di congedarla, il grande scrittore le augurò in inglese:
«Good luck, Nellie Bly!».
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