Il partito comunista italiano e la guerra civile di Spagna

Nel saggio di Mirella Mingardo, che Giornalismoestoria.it offre in esclusiva e gratuitamente, i complessi rapporti tra Pci e guerra di Spagna attraverso la stampa clandestina.

Il saggio si intitola Il partito comunista italiano e la guerra civile spagnola tra i processi staliniani e disagio popolare. Stampa clandestina 1936-1939: è stato pubblicato a Milano nel 2012

DALLA PREMESSA:

Dopo l’esaltazione per la proclamazione dell’impero con la conquista dell’Etiopia, nel maggio 1936, il regime fascista, contrariamente alle aspettative, entrava «in una fase di logoramento organico» sia al vertice che in periferia». Guadagnava in «estensione», ma perdeva «in vigore e in omogeneità, sul piano, anzitutto, della volontà politica».1 La dittatura imboccava la via del declino proprio negli anni in cui procedeva con maggiore decisione al processo di fascistizzazione, che avrebbe dovuto condurre al definitivo superamento del vecchio modello liberal-borghese, e favorire una più concreta totalitarizzazione del Paese; un processo che tuttavia non mirava ai cupi livelli raggiunti dai contemporanei regimi dell’Unione Sovietica e della Germania.

Se paragonato alle due grandi dittature che si erano instaurate in Europa, al nazismo e allo stalinismo, il fascismo si mostrava in fondo carente, e lo era sia nei caratteri tipici dello Stato di polizia, sia nella realizzazione di un partito in grado di assumere un ruolo preminente rispetto all’organizzazione dello Stato. Il Partito nazionale fascista, che con la riapertura delle iscrizioni nell’ottobre 1932 si era trasformato in partito di massa, non seppe divenire pienamente strumento di educazione politica degli italiani, come avrebbe voluto e dovuto essere; non seppe forgiare una classe dirigente totalmente fascista, e neppure riuscì a fungere da tramite tra gli iscritti e gli organi direttivi del regime, ostacolato in questo compito dalla dittatura personale di Mussolini nella quale, alfine, si era risolta la campagna per la creazione dello Stato totalitario.

Nella seconda metà degli anni Trenta vennero attuati dei tentativi volti a rendere «più monolitico il regime», e a tenere «sotto maggiore controllo istituzioni che sino ad allora avevano fiancheggiato (ma anche condizionato) il fascismo»,3 preannunciando, per i fedelissimi, l’attuazione della rivoluzione fascista che poteva essere garantita solo da una più rigorosa applicazione del totalitarismo. I fascisti rivoluzionari delle vecchie e delle nuove generazioni invocavano dunque «più totalitarismo per aver più rivoluzione, per colpire più a fondo la società liberale e borghese», che consideravano il principale nemico.4 Una rivoluzione che doveva portare a compimento gli enunciati del programma fascista del 23 marzo1919, data di fondazione dei Fasci di combattimento, e rispondere alle pressanti richieste della sinistra sindacale, dei giovani universitari e degli intellettuali, tutti proiettati verso un cambiamento che avrebbe permesso di superare il vecchio sistema borghese…. continua in Pci e guerra di Spagna

repubblicani

Comments are closed.