Chato: così presi in mano la guerriglia del Che in Bolivia

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Ernesto Che Guevara a Cuba

Ernesto Che Guevara a Cuba

Sono passati 50 anni dal 9 ottobre 1967 quando le truppe del dittatore René Barrientos, appoggiate e formate dagli Stati Uniti, uccisero, a La Higuera, in Bolivia, Ernesto Che Guevara. In occasione della mostra Il Che vive! che la Fondazione Giangiacomo Feltrinelli dedica al rivoluzionario-icona argetino, abbiamo intervistato (VIDEO SOTTO) l’uomo che ereditò il comando dei combattenti superstiti, dopo che anche suo fratello Inti era stato ucciso dall’esercito boliviano, e che guidò la cosiddetta Guerrilla de Teoponte. Osvaldo “Chato” Peredo ha oggi 76 anni portati magnificamente (e un’umiltà e un sorriso disarmanti). Medico, formato all’Università Lumumba di Mosca, si trovò alla guida di 67 uomini a neanche 30 anni. È stato poi in esilio in Cile. Nel 1997 è entrato nel Movimento per il socialismo a fianco di Evo Morales, oggi è consigliere comunale a Santa Cruz de la Sierra, Bolivia.

INTERVISTA VIDEO A OSVALDO CHATO PEREDO 

OSVALDO chato peredo

 

 

 

 

 

 

 

L’intervista che gli abbiamo fatto presso la Fondazione Giangiacomo Feltrinelli di Milano è in spagnolo: qui sotto, la traduzione.

PRENDO IL COMANDO

“Nel 1967 dopo la caduta del Che restai in contatto con mio fratello Inti che era un sopravvissuto del gruppo di Guevara, perché mio fratello Coco era stato ucciso alcuni giorni prima del Che. Del gruppo di Guevara, sopravvissero in cinque, tra cui appunto Inti (Guido Álvaro Peredo Leigue, ndr). Lui fece un comunicato in cui disse che si tornava in montagna e che la guerriglia non era finita, anzi era appena cominciata. Quindi il nostro sforzo fu salire nella selva con i guerriglieri rimasti dopo la morte del Che. Questo avvenne tra 1967 e 1969: nel 1969 uccisero Inti. Però i compagni rimasti decisero che io dovessi continuare la lotta come capo. Nel 1970 raggiungemmo la selva con una colonna di 67 guerriglieri giovani, che comandavo: cominciò la cosiddetta Guerriglia di Teoponte, che fu la continuazione di quella del Che. Ci sconfissero militarmente, però in quel momento la guerriglia di Teoponte già aveva assunto due caratteristiche fondamentali: il comando era affidato a elementi indigeni e contadini. Io ero l’unico bianco. C’erano Vilca, il comandante in seconda, Mamani, etc.: erano capi campesinos e indigeni. Furono gli antesignani del processo che stiamo vivendo a tutt’oggi: un governo indigeno.

IL CHE

Io conobbi il Che… ma lui non conobbe me. Era in contatto con Inti e Coco, che erano nel suo gruppo. Ma io partecipai alla guerriglia successiva. Lo vidi in varie occasioni. La prima volta a Madrid, passava per andare in Algeria per la Tricontinental (Organización de Solidaridad con los Pueblos de Asia, África y América Latina, fondata nella conferenza dell’Avana nel gennaio 1966, ndr). Poi lo vidi a Mosca, era alla guida della delegazione cubana: lo vidi all’andata e al ritorno dalla Cina. E poi lo incontrai, sempre a Mosca, non so se per il 1° maggio o per la festa della vittoria sovietica nella Seconda guerra mondiale. Nella Piazza Rossa… lì vidi il Che.

LA BOLIVIA

La Bolivia si è distinta perché è un Paese in cui il movimento popolare è sempre stato legato al socialismo. Per questo il Che lo scelse. Avevamo un movimento contadino molto forte. E la società, in quel momento, era al 70% indigena. Il Che diceva: l’epopea che abbiamo davanti la scriveranno i più affamati tra gli indios. Per questo la Bolivia fu il luogo che scelse: avevamo un movimento operai sviluppato, intendo politicamente non culturalmente. Ed era caratterizzato dalla partecipazione degli indigeni. Ed è stato proprio in Bolivia che il Che è diventato il riferimento per la lotta rivoluzionaria in tutta l’America Latina e nel mondo. Non potremmo pensare a un movimento giovanile senza lo spirito e il pensiero del Che in Africa, in Asia, in America Latina e anche in Europa.

 locandina mostra Fondazione Feltrinelli Milano

locandina mostra Fondazione Feltrinelli Milano

 La mostra Il Che Vive! Ernesto Guevara e l’America Latina nel patrimonio della Fondazione Giangiacomo Feltrinelli, è aperta fino al 3 novembre, nella sede della Fondazione in viale Pasubio 5, a Milano. L’ingresso è gratuito.

Sono esposti oltre 50 documenti fra rare fotografie che ritraggono Ernesto Guevara nei primi anni di vita assieme alla famiglia e in momenti di vita quotidiana, immagini, periodici, manifesti e monografie tratti dal patrimonio della Fondazione.

Non manca il celeberrimo ritratto di Ernesto Guevara di Alberto Korda proveniente dalla Collezione Composti, in prestito per tutta la durata della mostra.

Diario del Che in Bolivia, edizioni Feltrinelli

Diario del Che in Bolivia, edizioni Feltrinelli

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