Datemi una vignetta, ridi-colizzerò il mondo

20132261231281newyorkerIn campo giornalistico, si ripete da sempre una battuta che vuole corrispondere a una specie di principio assoluto: si dice che una vignetta valga a volte un editoriale se non di più. Significa cioè che a volte un piccolo disegno accompagnato da una battuta indovinata può focalizzare una situazione e indurre a corrispondenti considerazioni in maniera più diretta e magari più folgorante di quanto possa fare un articolo. Ebbene, si immagini la seguente vignetta: una signora, ancora in deshabillé, seduta al tavolo della colazione mattutina ma con un libro in mano, telefona al proprio ufficio dicendo: “Mi dispiace signor Harrison, ma oggi non posso venire al lavoro. Non riesco a staccarmi dal libro che ho cominciato”. È una focalizzazione estremamente puntuale, di inequivocabile limpidezza, di uno dei più autentici valori di un libro, quello di avere un’ipnotica capacità di farsi leggere. Ed è una testimonianza bensì teneramente ironica su quale può essere un condizionamento del rapporto lettore-libro, ma anche dell’innegabile forza del libro stesso, che sicuramente si manterrà anche in futuro quando, con tutta probabilità, il “supporto cartaceo” del libro andrà via via malinconicamente languendo, per cedere al “supporto elettronico” che già ora incalza, col progressivo affermarsi dell’e-book.

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